La complessa relazione tra religione e salute tra le minoranze sessuali
Un nuovo studio ha scoperto una relazione sfumata fra le pratiche religiose e la salute negli individui appartenenti a minoranze sessuali. Contrariamente alle aspettative, lo studio rivela che essere parte di comunità religiose, che affermino o meno le identità LGBTQIA+, è generalmente correlato a una migliore salute per questi individui, sebbene i benefici possano variare a seconda della tradizione religiosa.
Tradizionalmente, la religione è stata associata a risultati positivi per la salute nella popolazione generale. Tuttavia, questa relazione è meno chiara per le minoranze sessuali, che spesso navigano in interazioni complesse all’interno di contesti religiosi che possono o meno essere accoglienti riguardo la loro identità. Ricerche precedenti in quest’area sono state limitate da un campione di piccole dimensioni e da una mancanza di profondità nell’esplorare varie dimensioni legate alla religione. Questo nuovo studio si è proposto l’obiettivo di colmare queste lacune esaminando i risultati legati alla salute delle minoranze sessuali in relazione alle loro affiliazioni e pratiche religiose.
C’è molta conoscenza convenzionale e informale che non è stata testata empiricamente” afferma Stephen Cranney, autore del nuovo studio e docente della Catholic University of America nonché borsista non residente presso il Baylor Institute for the Studies of Religion.
Lo studio ha utilizzato i dati del Cooperative Election Study del 2020, un sondaggio di oltre 50.000 partecipanti, che comprendeva un sottoinsieme sostanziale di minoranze sessuali. Ciò ha fornito una rara opportunità di analizzare un grande gruppo eterogeneo, con 6.611 individui partecipanti appartenenti a minoranze sessuali. Lo status di minoranza sessuale è stato determinato in base alla propria identificazione, con opzioni come eterosessuale, lesbica/gay, bisessuale, e altre.
Cranney ha guardato vari aspetti della religiosità: quanto importante fosse la religione per gli individui, la loro affiliazione religiosa, la frequenza alle funzioni religiose e la frequenza delle preghiere. Ha anche considerato diversi tipi di confessioni religiose, distinguendo fra quelle che affermano le identità LGBTQ e quelle che non lo fanno.
Le denominazioni sono state classificate affermative nel caso sostenessero la solennizzazione religiosa di matrimoni fra persone dello stesso sesso, l’ordinazione di clero appartenente a minoranze sessuali o accettazione della sessualità fra persone dello stesso sesso. Questa classificazione è stata basata su politiche di denominazione nazionale.
Per misurare i livelli di salute, lo studio ha utilizzato un approccio semplice ma efficace, chiedendo ai partecipanti di valutare la loro salute generale su una scala. Questo metodo di autovalutazione è stato pienamente validato come un indicatore di salute generale.
Cranney ha scoperto che gli individui appartenenti a minoranze sessuali spesso riportavano livelli di salute generale minori rispetto alle controparti eterosessuali, disparità che persiste nonostante l’età generalmente minore dei gruppi di minoranze sessuali. Ciò si allinea con la letteratura esistente che suggerisce come le disparità legate alla salute siano esperite da minoranze sessuali, potenzialmente a causa di fattori come stigma sociale e discriminazione.
Un numero significativo di minoranze sessuali non è affiliato con nessuna religione. Più della metà non ha riportato affiliazioni religiose, rispetto a un terzo delle minoranze non sessuali. Fra coloro che praticano una religione, il loro livello di impegno, che si trattasse di attendere a funzioni religiose, pregare o considerare la religione importante nella propria vita, risulta generalmente più basso rispetto al livello osservato nelle minoranze non sessuali.
Per quanto riguarda i risultati sulla salute delle minoranze sessuali nei contesti religiosi, lo studio ha fatto rivelazioni sorprendenti. Indicatori di religiosità ( attendere a funzioni, pregare, importanza della religione) non ha mostrato interazioni significative con lo status di minoranza sessuale, suggerendo come queste beneficino dell’attività religiosa in maniera simile agli individui eterosessuali.
“I benefici della religione sulla salute sono più ampiamente applicabili alle persone LGBTQ rispetto a quanto avrei pensato,” ha dichiarato Cranney.
Uno dei risultati più sorprendenti è stato che non c’è alcuna differenza significativa circa i benefici riportati dalle minoranze sessuali nelle denominazioni Protestanti affermative e non affermative. Questo indica che i benefici per la salute derivanti dall’affiliazione religiosa per le minoranze sessuali non necessariamente dipendono dalla posizione della denominazione sulle questioni LGBTQ.
É interessante notare che individui appartenenti a minoranze sessuali che si identificano come Cattolici riportano risultati relativamente buoni di salute. Lo studio ha rilevato che l’associazione di salute per i cattolici appartenenti a minoranze sessuali non era significativamente diversa da quella delle minoranze sessuali appartenenti a denominazioni protestanti che affermano le persone LGBTQ. Questo risultato è particolarmente degno di nota se si considera che la Chiesa cattolica non celebra ufficialmente matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Anche la relazione tra salute e affiliazione religiosa fra le minoranze sessuali Mormoni presenta un’immagine sfumata. Se si considerano tutti i partecipanti che si sono identificati come Mormoni, compresi quelli appartenenti alla più affermata Comunità di Cristo, vi è un’associazione positiva con la salute. Tuttavia, se ci si concentra unicamente sui membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni e su gruppi Mormoni più tradizionali, questa associazione risulta meno chiara.
Lo studio ha gettato uno sguardo anche su altre minoranze religiose trovando generalmente risultati inconcludenti, probabilmente a causa di un numero ristretto del campione. Ciò include gruppi di buddisti, ebrei, indù e musulmani, oltre a coloro che si identificano con affiliazioni religiose meno comuni o non tradizionali.
Cranney ha controllato variabili quali genere, razza/etnia, età, istruzione, stato civile e status. Tuttavia, sebbene lo studio offra spunti preziosi, presenta dei limiti che indicano aree per future ricerche.
Un limite fondamentale è l’affidamento a misure di salute autovalutate, le quali, sebbene utili, potrebbero non catturare appieno la complessità delle dinamiche legate alla salute. Inoltre, i risultati dello studio sull’impatto variabile delle differenti affiliazioni religiose suggeriscono che future ricerche potrebbero beneficiare di un esame più dettagliato su come le comunità religiose locali e i pensieri individuali influenzano la salute delle minoranze sessuali.
Un’altra area di indagine è l’impatto longitudinale delle affiliazioni e pratiche religiose sui risultati di salute. Questi studi potrebbero apportare un maggiore approfondimento sulle relazioni causali ed aiutare a comprendere come le minoranze sessuali gestiscono le loro identità nei contesti religiosi nel corso del tempo.
Articolo tradotto e adattato dal dottor Leonardo Santoni dal sito: https://www.psypost.org/2023/12/study-finds-complex-relationship-between-religion-and-health-among-sexual-minorities-214962
Bibliografia:
Cranney, S. (2023). Sexual Minorities, Religion, and Self‐Rated Health in the United States. Journal for the Scientific Study of Religion.
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