172015Set
Da quella storia “parallela”, il mio pene..non lo riconosco più!

Da quella storia “parallela”, il mio pene..non lo riconosco più!

Buongiorno, mi chiamo Marco ed ho 51 anni. Sono molto imbarazzato nello scrivervi, ma visto che ho trovato il coraggio vado avanti e tiro fuori il rospo: penso infatti di essere diventato impotente, e questa cosa mi fa stare davvero male.
Convivo da diversi anni, e ho un figlio di 20 anni. La mia compagna e’ una donna veramente eccezionale, ma nonostante questo due anni fa l’ho tradita.
Questa storia parallela è durata qualche mese, per la verità è difficile anche definirla storia. Parlando con gli amici, mi rendevo conto che quasi tutti avevano delle relazioni “extra”, per cui anche io ho avuto il bisogno di sentirmi uomo, uomo come gli altri, ed ecco che in qualche modo e’ iniziata la mia ricerca.
Invece non posso pensare a come è andata a finire! Da allora non ho più avuto un erezione decente e soddisfacente!
La storia poi è finita, ma anche con mia moglie il mio pene non lo riconosco più! Non sembra più il mio!
Ma come è possibile? Io funziono al contrario di tutti?

Salve sig. Marco, leggendo ciò che ha scritto, mi pare di capire che il problema dell’erezione, e’ insorto in coincidenza della relazione parallela che ha avuto, ed è proprio da qui che vorrei partire per risponderle, certo non perché l’esistenza in se di tale relazione possa essere la causa del suo problema, quanto piuttosto per riflettere sulle motivazioni che l’hanno spinta verso tale scelta.
La sua è stata in qualche modo una relazione cercata, programmata, ci viene da dire “a freddo!”, più che mossa da una passione, da un’amore e’ stata dettata dalla ricerca e verifica del suo essere uomo, della sua virilità.
Il fatto che molti uomini possano avere delle relazioni parallele, non significa che ciò equivalga a definirli “uomini”. La quantità non genera infatti la virilità.
Attraverso questa relazione che ha avuto, lei si è messo alla prova come “uomo-pene”, lasciando da parte tutto ciò che ha a che fare con le emozioni, la passione, pretendendo però di “funzionare” bene…utilizzando una metafora è un po’ come pretendere che una macchina funzioni bene, solo perché ho le chiavi, senza metterci la benzina , l’olio, l’acqua.
Stando a questo esempio, non pare poi strano che la macchina non funzioni.
L’omologarsi agli altri non significa rispondere ai propri bisogni.
Può darsi che, magari, seppur lei definisce sua moglie una “donna eccezionale”, iniziare a riflettere sulla vostra relazione, sul “noi” come coppia, potrebbe aiutarla a capire se esistono delle cose , delle dinamiche che magari possono aver contribuito a portarla a sentire il bisogno di sentirsi uomo, bisogno sicuramente importante da tener vivo sia a livello individuale che nella coppia.
Per cui il consiglio che le darei è quello di riflettere su ciò, e di capire, attraverso questa esperienza che ha avuto, se ci possono essere delle situazioni nella vostra vita di coppia, nei vostri ruoli di coppia, su cui sarebbe opportuno intervenire ed eventualmente modificare, affinché non solo lei riconosca il suo pene, ma si ritrovi anche nei suoi bisogni, dato che questi possono modificarsi nel corso della nostra vita.

Saluti – dott.ssa Michela Vancheri


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