Amare molto il sesso, farlo spesso o non riuscire a smettere di pensare all’ultima “grande nottata” non significa certo essere affetti da dipendenza sessuale.
La sex addiction non può essere definita un’area d’interesse recente per la pratica medica e psicologica, visto che già dagli anni ‘60 e ‘70 i sessuologi se ne occupano in termini di “dongiovannismo” e “satiriasi” per gli uomini, e “ninfomania” per le donne.
Le molteplici definizioni dei vari autori vertono sul fatto che il sesso diviene centrale e pervasivo per il soggetto; centrale poiché lo guida nella sua organizzazione di vita, pervasivo poiché si insinua in ogni ambito della sua esistenza. Per parlare di dipendenza da sesso, questa deve arrecare danno al soggetto dipendente e ad altre persone, andando a incidere negativamente su lavoro, relazioni familiari e sentimentali, e talvolta (non troppo raramente, per la verità) causando guai con la legge.
Da un lato c’è volontà e necessità di soddisfare immediatamente l’impulso, dall’altro sofferenza, depressione e sensazione di esserne schiavi.
Per essere definiti “dipendenti”, i comportamenti sessuali non devono essere necessariamente agiti con un partner, poiché possono riguardare anche la masturbazione compulsiva, associati a pornografia e pensiero fisso; inoltre, devono essere presenti da almeno sei mesi e il soggetto deve aver tentato, ma senza successo, di porvi fine.
Oltre a comportare un elevato rischio di malattie a trasmissione sessuale, la dipendenza si può associare ad alcune parafilie (perversioni) come esibizionismo o voyerismo.
Il comportamento femminile è stato meno approfondito dagli studiosi, trattandosi di un fenomeno più raro, in cui gli aspetti più frequenti riguardano masturbazione compulsiva, prostituzione e promiscuità protratta. Le “cotte” patologiche e le “love addiction” sono fenomeni e varianti quasi esclusivamente femminili di dipendenza/compulsività sessuale.
In più casi si riscontra come la sessualità divenga un mezzo per cercare affetto, da parte di individui con una bassa autostima e un’intolleranza alle critiche, oppure venga utilizzata per gestire stress ed emozioni negative, un po’ come succede con la dipendenza da sostanze o in certe patologie alimentari.
Al momento i possibili trattamenti tendono a includere sia l’aspetto farmacologico che quello psicologico, di gruppo o individuale.