10 cose che la scienza ci ha insegnato sulla sessualità nel 2017
Abbiamo scoperto molto in merito alla sessualità nel 2017 e lo dobbiamo alla ricerca scientifica. Tra le varie cose, i ricercatori hanno scoperto che essere donne sessualmente attive può cambiare il modo in cui opera il proprio sistema immunitario, hanno sfatato il mito secondo cui la pornografia promuoverebbe necessariamente sessismo e misoginia, ed hanno trovato differenze cerebrali tra persone monogame e non monogame. Ma guardiamo più da vicino queste incredibili novità che abbiamo appreso riguardo al sesso quest’anno:
Il rischio di divorzio dipenderebbe, in parte, dalla nostra genetica. Parlando di genetica, uno studio recente, pubblicato sulla rivista Psychological Science, suggerisce che la nostra probabilità di divorziare potrebbe essere radicata nella nostra biologia. I ricercatori hanno studiato un campione di persone adottate e hanno scoperto che i loro “modelli” di divorzio erano legati, e molto simili, a quelli dei genitori e dei fratelli biologici, e non di quelli adottivi. Tuttavia, questo non significa che esista un “gene del divorzio”. Al contrario, quello che gli scienziati pensano che accada è che i nostri geni ci predispongano ad avere alcuni tratti di personalità e che siano questi tratti ad essere responsabili dei divorzi nella famiglia.
Il cervello delle persone monogame e non monogame può mostrare delle differenze nelle connessioni. Uno studio pubblicato a novembre, sull’Archives of Sexual Behavior, ha evidenziato che il cervello di uomini monogami processa immagini sessuali e romantiche nello stesso modo, mentre quello di uomini non-monogami elabora queste tipologie di immagini in maniera diversa. Nello specifico, entrambi i gruppi hanno mostrato una significativa attivazione dei centri della ricompensa durante la visione di immagini sessuali. Invece, nel caso di immagini romantiche, uomini monogami hanno mostrato una maggiore attivazione di questi centri rispetto ai non-monogami. Questi risultati suggeriscono che se un uomo sia monogamo o meno potrebbe dipendere dalle connessioni del suo cervello.
Fare sesso a casa rende più felici a lavoro il giorno seguente. Dopo aver fatto sesso a casa, la mattina seguente le coppie sposate vanno a lavoro più felici e la loro relazione risulta rafforzata, secondo uno studio pubblicato a marzo sul Journal of Management. Allo stesso tempo, le persone, nei giorni in cui si sentono più stressate a lavoro, saranno meno inclini a fare sesso una volta tornate a casa. Tutto ciò ci fa capire che le nostre vite sessuali ci influenzano sul posto di lavoro, ma anche portarsi il lavoro a casa sembra influenzare la nostra sessualità.
Per la prima volta, gli scienziati hanno identificato i geni specifici che sembrano essere collegati all’omosessualità. Uno studio pubblicato questo dicembre, sulla rivista Scientific Reports, ha identificato due geni, uno sul cromosoma 13 e l’altro sul cromosoma 14, che differiscono tra uomini gay ed eterosessuali. Uno di questi geni si esprime nell’area del cervello conosciuta come diencefalo, considerata molto importante anche grazie ad alcuni precedenti studi che hanno rilevato che la grandezza di questa zona cambia in base all’orientamento sessuale. Tuttavia, ulteriori ricerche saranno necessarie prima di poter tracciare una più sicura conclusione, viste la ridotta grandezza del campione e l’assenza di donne nello studio sopracitato. Allo stesso tempo, questi risultati si aggiungono al crescente corpo di studi che punta ad una spiegazione genetica per quanto riguarda l’orientamento sessuale.
Gli americani fanno meno sesso oggi rispetto a 25 anni fa. Un’ analisi dei dati dell’ultimo quarto di secolo, fatta dalla General Social Survey, e pubblicata su Archives of Sexual Behavior, ha rivelato che oggi, gli americani, fanno sesso ogni anno nove volte meno rispetto alla fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90. Ma cosa sta accadendo? Non possiamo esserne sicuri ma ci sono alcune potenziali risposte. Per esempio, potrebbe essere dovuto a cambiamenti di atteggiamento nei confronti del matrimonio, agli effetti della tecnologia sulla vita intima, cambiamenti nell’alimentazione o anche nell’uso di farmaci o altre sostanze. Un’altra possibilità potrebbe essere che gli americani oggi definiscono il sesso in una maniera diversa rispetto al passato.
Pensare al sesso toglie i “freni” alla lingua. Tre studi pubblicati a marzo sulla rivista Personality and Social Psychology Bulletin ha scoperto che fare sesso “nella mente” incoraggia ad aprirsi di più ad una prospettiva romantica. Nello specifico, i partecipanti hanno rivelato più informazioni personali ad uno sconosciuto attraente se prima avevano osservato immagini erotiche, invece che immagini che ritraevano la natura. Inoltre, un maggiore disvelamento aumentava il desiderio di interagire nuovamente con lo sconosciuto. Sembra che pensare al sesso, porti a desiderare maggiore vicinanza sia fisica che psicologica. All’aumentare della vicinanza, si osserva un aumento anche del desiderio nei confronti dell’altra persona. Gli scienziati pensano che questo forte legame tra il sistema sessuale e il sistema dell’attaccamento si sia evoluto per promuovere relazioni durature che aumentano le probabilità di successo riproduttivo.
L’uso della pornografia è legato ad un atteggiamento più egualitario nei confronti del genere, soprattutto tra i conservatori religiosi. Contrariamente a ciò che è popolarmente creduto, ossia che il porno conduca ad una maggiore misoginia ed un maggior sessismo, uno studio pubblicato recentemente sul Journal of Sex Research, ha rivelato che chi fa uso di pornografia tende a fornire più supporto alla causa della parità di genere, rispetto a chi non ne fa uso. Comunque, la scoperta più interessante è stata che il legame tra pornografia ed atteggiamento egualitario era più forte tra i religiosi più conservatori. Gli autori hanno teorizzato che ciò sia dovuto alla dissonanza cognitiva, ossia quello stato di disagio che si prova quando ci si comporta incoerentemente rispetto i nostri valori e le nostre credenze. Questo stato spinge a cercare una soluzione, per esempio modificando gli atteggiamenti per far in modo che concordino con il comportamento messo in atto. In questo caso, un religioso molto conservatore che guarda dei porno, azione probabilmente in conflitto con il suo credo religioso riguardo il sesso ed il genere, potrebbe imparare a minimizzare l’incoerenza adottando un atteggiamento più liberale. In sintesi, i risultati di questo studio suggeriscono provocatoriamente che l’uso della pornografia potrebbe portare gli uomini più conservatori ad adottare un atteggiamento e delle credenze più progressiste nei confronti del sesso e del genere.
Circa un uomo americano su 5 e una donna americana su 10 hanno partecipato ad un threesome (ménage à trois). Molte indagini nazionali sulla sessualità non indagano esperienze con comportamenti sessuali non tradizionali come per esempio il sesso di gruppo e il BDSM. Uno studio pubblicato quest’estate su PLoS ONE ha finalmente offerto uno scorcio sulle differenti pratiche sessuali di un campione rappresentativo di statunitensi. Tra le altre cose, i ricercatori hanno trovato che il 18% degli uomini e il 10% delle donne hanno partecipato ad un threesome (un rapporto a tre), mentre l’11% degli uomini e il 6% delle donne hanno fatto sesso in gruppi più ampi. Parlando di BDSM, circa un americano (uomini e donne) su 5 ha confessato di aver provato il bondage (legare o farsi legare), mentre uno su tre ha praticato lo spanking (sculacciamento).
Essere sessualmente attivi cambia il modo in cui il sistema immunitario femminile funziona. Le donne sessualmente attive, secondo uno studio pubblicato sul Journal of Sexual Research, mostrano diversi pattern nel funzionamento immunitario durante il ciclo mestruale, se paragonate a donne sessualmente astinenti. I risultati suggeriscono che l’attività sessuale potrebbe scatenare dei cambiamenti prevedibili nel sistema immunitario delle donne, basato su quanto esse siano vicine al loro momento fertile del mese. Più specificamente, il sesso potrebbe portare il sistema immunitario ad aumentare le risposte difensive durante il periodo non-fertile, nell’interesse di proteggere la salute delle donne, ritardando le attività immunitarie che potrebbero interferire con la concezione—come l’uccisione dello sperma—durante il periodo fertile.
“Beer Goggles”, un goccio di birra in più può rendere gli eterosessuali “un po’ gay”? L’alcol può modificare il modo in cui vediamo il mondo che ci circonda, perfino quanto attraente troviamo un’altra persona. Nello specifico, l’alcol tende ad aumentare l’attrattività degli altri ai nostri occhi. Uno studio pubblicato a maggio sul “Journal of Social Psychology” suggerisce che gli “occhiali di birra”, come è simpaticamente chiamato questo effetto, possono rendere persone eterosessuali più aperte a esperienze con partner dello stesso sesso. I ricercatori hanno chiesto ad alcune persone etero ubriache, che si spostavano di bar in bar, di guardare un breve video e valutare l’attrattività fisica della persona ripresa. E’ emerso che, sia uomini che donne, più drink avevano bevuto prima della visione del video e più esprimevano un interesse sessuale nei confronti di qualcuno dello stesso sesso. Per saperne di più leggete qui.
trad da Giulia Chiarini e Camilla Tonioni e adattato dal sito http://www.playboy.com/articles/the-year-in-sex-research-2017 – Centro Il ponte
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