Cos’è la psicoterapia nuda?
Il movimento della psicoterapia nuda è durato per un breve periodo negli anni ’60 e ’70, anche se possiamo far risalire le sue radici al 1933, quando lo psicologo Howard Warren pubblicò un articolo controverso in una delle principali riviste del settore, Psychological Review, intitolato “Social Nudism and the Body Taboo”. Warren, professore a Princeton ed ex presidente dell’American Psychological Association (APA), esaltava il valore terapeutico della nudità.
Lo scopo della psicoterapia nuda:
Lo scopo della psicoterapia nuda era quello di “guidare i clienti al loro sé autentico attraverso la rimozione sistematica dei vestiti“. In altre parole, questa forma di terapia consisteva – nel modo più letterale possibile – nello spogliare qualcuno fino al suo “vero sé”. Warren raccontò una settimana trascorsa in una colonia nudista in Germania, che lo portò a concludere che la nudità forniva un sano ritorno alla natura. I nudisti, sosteneva, avevano una “prospettiva sessuale più sana e relazioni più naturali tra uomini e donne”. Per Warren gli americani erano psicologicamente danneggiati da quello che lui chiamava il “tabù del corpo” e che il modo in cui abbiamo represso la nudità pervertiva la nostra sessualità.
La tecnica della psicoterapia nuda fu formalmente adattata nel 1967, quando lo psicologo Paul Bindrim pubblicò articoli su riviste accademiche sull’argomento e ciò lo rese popolare nei media. Lungi dall’essere ai margini del campo, il lavoro di Bindrim aveva in realtà il sostegno pubblico del presidente dell’APA di quel tempo, Abraham Maslow, il quale era concorde nel pensare che “semplicemente presentarsi nudi davanti a un sacco di altre persone, è esso stesso un tipo di terapia”.
Il fondatore della psicoterapia nuda:
Bindrim, come molti psicologi dell’epoca, aveva organizzato quelle che venivano chiamate “maratone”, in cui 15-25 persone passavano un giorno o due insieme come gruppo, impegnandosi in esercizi emotivi come le “cadute di fiducia”. L’idea alla base di queste maratone è che essere costretti a interagire con gli altri per un lungo periodo di tempo avrebbe portato le persone a togliersi la maschera ed esporre il loro vero io. I partecipanti erano vestiti durante queste sessioni di maratona; tuttavia, dopo averne eseguita una, Bindrim ha osservato un gruppo che spontaneamente si è spogliato ed è andato a nuotare insieme. Questo lo portò a chiedersi se spogliarsi all’inizio di una maratona potesse portare le persone ad aprirsi ancora più velocemente, il che lo portò ad ospitare la prima di molte maratone di psicoterapia nuda. Le persone pagavano tra i 45 e i 100 dollari per partecipare a una delle sue sessioni (a seconda della lunghezza), che spesso iniziavano facendo fissare le persone negli occhi a distanza ravvicinata per rompere il ghiaccio. Poi si spogliavano, si univano a un cerchio di meditazione e iniziavano a condividere i loro segreti più intimi, compresi i modi in cui erano stati feriti. Queste sessioni non erano solo per aprirsi, ma anche per liberarsi del senso di colpa sessuale e dell’ansia. Si prestava particolare attenzione a rivelare le aree più private del corpo e della mente, il tutto allo scopo di liberare il sé dalle costrizioni socialmente imposte. Determinato a soffocare il “senso esagerato di colpa” connesso al nostro corpo, Bindrim ideò un esercizio chiamato “crotch eyeballing” in cui i partecipanti venivano istruiti a guardarsi i genitali a vicenda e a rivelare le esperienze sessuali di cui si sentivano più colpevoli mentre erano sdraiati nudi in un cerchio con le gambe in aria. In questa posizione, insisteva Bindrim, “ci si rende presto conto che la testa e la coda sono parti indispensabili della stessa persona, e che un’estremità è buona quanto l’altra”.
Bindrim ha promosso la psicoterapia nuda come una soluzione a molteplici problemi. Era un percorso verso una maggiore accettazione di sé, matrimoni e relazioni più felici, una comunicazione più autentica, così come una vita più spirituale ed emotivamente soddisfacente.
Anche se la psicoterapia nuda inizialmente ricevette molta attenzione favorevole dai media, fu, forse prevedibilmente, attaccata dai conservatori politici e religiosi come un oltraggio morale. Inoltre, gli accademici e gli psicologi erano divisi al riguardo, con alcuni che la chiamavano una “minaccia alla dignità umana” e un “abbandono della scienza”. E nonostante il sostegno del presidente dell’APA Abraham Maslow, il comitato etico dell’APA aprì un’indagine su Bindrim. A causa di una confluenza di fattori quali la morte di Abraham Maslow nel 1970, affermazioni sempre più stravaganti e non documentate di Bindrim secondo cui questa terapia poteva curare tutto, dall’impotenza all’artrite, e domande crescenti sulle vere motivazioni dietro al suo forte ardore in questa pratica, negli anni ’80 le principali associazioni psicologiche e psichiatriche dichiararono che la terapia nuda non era etica e di conseguenza “sbagliata”.
La psicoterapia nuda ad oggi:
Detto questo, ci sono ancora alcune persone che offrono “terapia nuda” oggi, ma è importante notare che non hanno la licenza o le credenziali per offrire una legittima consulenza sulla salute mentale. Allo stesso modo, è improbabile che la psicoterapia nuda torni presto negli Stati Uniti, soprattutto se si considera che, se non altro, gli americani sono molto più a disagio di prima nei confronti della nudità. La maggior parte delle nostre interazioni sociali avvengono online tra persone che spesso non si conoscono veramente l’una con l’altra, perché i nostri sé virtuali sono presentati in modo così selettivo da avere poca somiglianza con i nostri sé reali. Questo potrebbe essere parte del motivo per cui ci sentiamo più soli che mai e stiamo avendo sempre meno scambi sociali significativi.
Questo non vuol dire necessariamente che la soluzione sia cominciare a spogliarci con i nostri terapisti, solo che forse gli psicologi del XX secolo avevano capito qualcosa nella loro ricerca di una forma più autentica di interazione umana.
https://www.sexandpsychology.com/blog/2018/12/17/believe-it-or-not-nude-psychotherapy-used-to-be-a-thingand-even-the-apa-president-supported-it/
A cura di Centro Integrato di Sessuologia “Il Ponte” (traduzione a cura di Dott.ssa Carolina Bertocci
Lascia un commento