Allungamento del pene: boom di richieste tra gli italiani
Il pene è certamente un organo depositario di molteplici significati di valore culturale sociale e personale. Ne parlò anche Freud quando descrisse l”Invidia Penis”, ma mentre l’invidia di freudiana memoria era un sentimento femminile nei confronti del pene, in quella che gli esperti chiamano la sindrome da spogliatoio, il confronto è tutto al maschile.
Secondo il direttore del Centro di chirurgia genitale maschile, il dott. Giovanni Alei, nel Dipartimento di Chirurgia Generale del Policlinico Umberto I di Roma sembra che sempre più italiani ne soffrano dato che negli ultimi anni le richieste d’intervento sono andate sempre più aumentando. Allo scopo di diffondere una maggiore conoscenza circa i sintomi, i fattori di rischio e la cura di determinate patologie lo stesso direttore Alei, che è anche presidente della S. I. C. GE. M. (Società Italiana di Chirurgia Genitale Maschile), ha presieduto, sempre a Roma, l’incontro sul tema “Salute sessuale maschile. La nuova chirurgia mininvasiva e correttiva” mettendo in luce come fra gli italiani ci sia stato un vero e proprio boom di richieste d’interventi chirurgici miranti a raddrizzare il pene, allungarlo o migliorare l’erezione in caso di disfunzione erettile. L’Italia infatti, dai risultati emersi sembra ricoprire un ruolo di eccellenza nel campo della chirurgia genitale maschile.
I due principali tipi d’intervento a cui sempre più italiani si sono sottoposti nell’ultimo anno riguardano l’allungamento e l’ingrandimento del pene. Per il primo, l’allungamento del pene, si tratta di una modalità, già utilizzata da qualche anno, che prevede l’inserimento di un distanziatore in silicone fra il pube e la base del pene, un distanziatore la cui forma e dimensione si andrà ad adattare alle caratteristiche anatomiche del paziente. L’allungamento del pene viene ottenuto infatti sezionando il legamento sospensore del pene, legamento che permette l’adesione del pene all’osso pubico; grazie a tale recisione viene in tal modo esteriorizzata una porzione nascosta del pene che, dopo l’intervento, andrà ad incrementare in lunghezza la porzione pendula del pene stesso (un’incremento di circa il 20% rispetto alla lunghezza iniziale). L’impianto infra-pubico del distanziatore pubo-cavernoso in silicone, ha invece lo scopo di evitare il riavvicinamento tra pube e pene e di stabilizzarne l’allungamento ottenuto, evitando in questo modo un accorciamento fisiologico legato alla retrazione cicatriziale con riavvicinamento delle superfici sezionate.
Per l’ingrandimento, ossia l’aumento della circonferenza del pene, viene invece eseguito un’impianto sottofasciale di un patch (strato) che attualmente può essere ottenuto da derma suino e umano liofilizzati, un tessuto rimodellabile e non riassorbibile, costituito principalmente da collagene acellulare, naturale, inalterato chimicamente e biocompatibile con l’uomo. Tale intervento in passato eseguito solo con derma suino, detto anche “falloplastica incrementale con derma suino”, pur garantendo un risultato estetico comportava però un problema a livello di percezione corporea. I pazienti trattati con derma suino infatti riportavano la sensazione di avere una sorta di strato di gommapiuma tra la cute e i corpi cavernosi del pene. Una sensazione spiacevole che si scontrava con il buon esito dell’intervento che nella maggior parte dei casi riusciva a garantire un incremento di circa il 25-30% rispetto alla misurazione iniziale della circonferenza peniena.
Al di là dell’importanza che da sempre riveste simbolicamente il pene (power penis), di fondamentale rilevanza risultano le motivazioni individuali ed il percorso sessuologico che precedono l’intervento. Molteplici infatti possono essere le ragioni che stanno alla base di tale richiesta: patologie andrologiche, disagio psicologico individuale o di coppia, correzioni di inestetismi del proprio corpo o risoluzione di problemi di natura sessuale. La scelta dell’intervento chirurgico deve essere presa consapevolmente, risulta quindi importante un’attenta esplorazione delle motivazioni più profonde che portano alla formulazione di questa richiesta. Sarebbe quindi auspicabile, che vi fosse sempre l’affiancamento di un’indagine psico-sessuologica accanto a quella puramente medico-chirurgica.
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