Recensione libro “PERV” – Jesse Bering
Recensione libro “PERV” – Jesse Bering (UTET, 2014)
“Perv” è una delle opere di Jesse Bering, scrittore e accademico la cui carriera universitaria si è sviluppata tra gli Stati Uniti e l’Europa e che oggi scrive su riviste come “Slate” o “Scientific American” occupandosi di tematiche legate alla sessualità, agli istinti e alla religiosità umana.
La prefazione si rivela ben presto quale step importante per comprendere dove l’autore vuole portarci con questo scritto e al contempo un modo per sbirciare un po’ nella sua infanzia, rispolverando un periodo storico in cui l’omosessualità è stata particolarmente stigmatizzata come perversione.
La parola chiave che funge da asse per i primi due capitoli di questo libro è “disgusto” e come questo si collega al sesso, mentre proseguendo si indaga il flusso storico che dalla ninfomania e satiriasi ha condotto all’attuale termine “ipersessualità”, fenomeno sicuramente reinquadrato in un’ottica meno rigida e colpevolizzante rispetto al passato (ma tutt’oggi ancora nebuloso nella sua identificazione). A seguire, un prezioso scorcio sulla tassonomia delle parafilie, un piccolo aiuto per distinguere “oggettofili” da feticisti parafiliaci; l’autore ci accompagna poi con prudenza e rigore scientifico anche nello spinoso argomento della pedofilia e delle sfumature che caratterizzano l’abusato, tema scottante ma brillantemente affrontato. Per chi invece fosse a digiuno su questioni di genere, Bering affronta anche il termine “transgender” e il mondo alle sue spalle con praticità e raziocinio. Inoltre, nel caso non sappiate perché sia stato inventato il pletismografo penile (o che cosa sia), sarà ancor più illuminante perdersi tra le righe di questo volume. Per concludere, vi lascio con una massima che riassume perfettamente l’essenza stessa di questa interessante lettura:
“Dal punto di vista morale, tutto ciò che importa ̶ e concedetemi di ribadirlo perché trovo che sia assai rilevante: tutto ciò che importa è stabilire se la dannosità di una devianza sessuale sia dimostrabile. Se sappiamo che non lo è e, nonostante tutto, continuiamo a respingere chi ne è portatore, non possiamo certo considerarci noi i ‘buoni’ della situazione.”
Buona lettura
Recensione a cura dello staff del Centro IL PONTE (Dott.ssa Selene Petruzzella)
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