Sifilide o Lue
Che tipo d’infezione è?
La Sifilide è provocata da un batterio chiamato (Treponema pallidum) che provoca una malattia dapprima localizzata che secondariamente tende a diffondersi in tutto il corpo. Dati del 2012 indicano 20.802 casi di sifilide segnalati all’interno di 30 Stati dell’Ue/See, pari a un tasso di incidenza di 5,1 casi per 100.000 abitanti. La sifilide colpisce maggiormente gli uomini rispetto alle donne, con un tasso di incidenza quasi quadruplo rispetto alle donne (7,7 casi per 100.000 uomini contro 1,7 casi per 100.000 donne). Con una incidenza annuale di 12 milioni di nuovi malati nel mondo, la sifilide, dopo l’Aids, è l’infezione sessualmente trasmissibile con il più alto tasso di mortalità.
Come si trasmette?
La maggior parte dei casi è trasmessa sessualmente (con tutti i tipi di rapporti). La madre infetta può trasmettere l’infezione al feto ed al neonato durante la gravidanza e il parto. Dopo il contagio, il batterio è presente nel sangue e in tutti gli altri liquidi corporei (sperma e secrezioni vaginali in particolare), principalmente nelle lesioni che provoca.
Quali sono i sintomi?
La sifilide è un’infezione genitale provocante ulcere ed escoriazioni e facilita la trasmissione dell’Hiv. Si sviluppa in diversi stadi, ciascuno caratterizzato da determinati sintomi ed un decorso diverso. La malattia si sviluppa nel tempo nei seguenti tre stadi:
Primario: da 10 a 90 giorni dopo il contagio compare un’ulcera non dolorosa nella vagina, nel pene, dentro l’ano, in bocca o in gola. Compare inoltre un ingrossamento delle ghiandole linfatiche vicine alle lesione iniziale, per esempio all’inguine. Questa piaga può scomparire nell’arco di tempo compreso tra pochi giorni e 2-3 settimane, ma la malattia continua il suo corso senza dare segni visibili.
Secondario: inizia tra i 2 ed i 6 mesi dopo il contagio. Sulla pelle compaiono macchie che possono assumere le più svariate forme. Le macchie sono generalmente sul palmo delle mani, su piedi, tronco, regione anale, genitali e bocca e sono talvolta accompagnate da febbre, stanchezza e dimagrimento, ingrossamento delle ghiandole linfatiche, dolori alle articolazioni, disturbi alla vista, in qualche caso perdita di capelli. I sintomi possono scomparire e ricomparire a ondate per diverso tempo, con intensità diversa.
Periodo di latenza: dopo la prima comparsa delle macchie inizia un periodo chiamato “di latenza” in cui i sintomi sono assenti. Tuttavia il malato resta contagioso anche se non ha disturbi. In questo stadio la maggior parte delle persone guarisce mentre in una certa percentuale di casi si passa agli stadi successivi di malattia.
Terziario (detto anche tardivo): può presentarsi molti anni dopo il contagio. Se la malattia non viene curata negli stadi precoci, si possono avere danni a tutti gli organi, soprattutto a cuore, cervello, cute, ossa, fegato e arterie. L’ultimo stadio oggi non si verifica quasi mai perché la malattia viene generalmente scoperta e curata negli stadi precoci.
Quali complicazioni possono insorgere?
Se non viene curata tempestivamente, allo stadio terziario, può provocare seri danni cerebrali, cecità, paralisi, demenza e anche morte.
Qual è il tipo di trattamento?
La persona cessa di essere contagiosa dopo la fine della cura, che consiste in uno o più cicli di antibiotici a seconda dello stadio della malattia. Una pregressa infezione non conferisce l’immunità permanente a un soggetto guarito che è dunque esposto ad un possibile nuovo contagio.
Etimologia greca:
Lue (sciolgo)